N.23
- 7 giugno 1980
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Gente
di montagna
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MOSTRA
BENEFICA DEL PITTORE S. GENINETTI
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sobrio, come s' addice a persone che mai fanno sfoggio di abiti sgargianti, ma è sufficiente a dare un tono più morbido alla composizione. Le figure campeggiano su uno sfondo bianco, eccezione fatta per l'indispensabile base sopra cui poggiano, base, però, appena accennata, come appena accennato v'è, talora, un oggetto di commento alla scena; eppure è tantal' espressa mobilità dei personaggi, che lo spazio dipinto pare dilatarsi attorno, e non è difficile immaginarvi un campo, una strada o l' interno di una rustica dimora. Tutto ciò è dimostrazione che il pittore non lavora di pura tecnica, ma rivive - con gli occhi, col pennello e, vorrei dire, col cuore - quei valligiani da lui ripetutamente veduti, ammirati e amati come se fossero intimi amici o compagni di lavoro. Completano la raccolta una tavola che espone i mobiletti più semplici - sedie e sgabelli - della campagna e un autoritratto del pittore. Questo ti aggredisce subito con lo sguardo penetrante, e con la robustezza dei tratti e dei lineamenti ti richiama alla mente alcuni ritratti disegnati a sanguigna dagli artisti del '500 o del '600. Ora la Mostra di Torino è stata chiusa, però i dieci soggetti là esposti sono stati riprodotti a colori in altrettante fedeli litografie del formato di cm. 50 X 70, le quali, raccolte in cartelle, sono in vendita al prezzo complessivo di L. 60.000 presso Don Bruno Dolino - Parrocchia di S. Evasio in Susa - a beneficio dell' opera sullodata. Acquistandole si contribuisce a far in modo che l' arte serva doppiamente alla vita. s.s. |
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Il 29 aprile scorso venne inaugurata a Torino - presso la Galleria "Cassiopea" di via Cavour, alla presenza delle Autorità provinciali, di giornalisti e critici d'arte -una "personale" del pittore Serafino Geninetti. La rassegna era stata allestita sotto il patrocinio della Provincia di Torino, per interessamento del dott. Paolo Sibille, e del quotidiano "Stampa Sera", col preciso compito di venire incontro, col contributo delle vendite, a due istituzioni benefiche: la "Lega contro i tumori" di Torino e il "Gruppo Una Proposta" di Susa. Non, quindi, "l' arte per l' arte", bensì "l' arte per la vita" era lo scopo che promotori dell' iniziativa: per aiutare, cioè, tante persone sofferenti - oppure in crisi materiale o morale - a superare le proprie difficoltà. Con ciò non si vuol dire che l' arte genuina ne era stata messa in disparte, ma semplicemente che essa era stata impreziosita da una nobile finalità. La Mostra, monografica, aveva per unico soggetto la gente di S. Colombano, pittoresca borgata di Exilles che sorge a oltre 1300 metri, sulla sinistra della Valle. Ho detto "gente" e non "paese" perchè i dieci giganteschi quadri a olio esposti alle pareti delle sale erano come una galleriadi ritratti vivi di quegli alpigiani, ripresi negli atteggiamenti più vari ma anke più comuni della loro vita contadina: uomini che zappano o raccolgono patate o, con la gerla in spalle, s'arrestano per bere; donne che fanno la calza o rammendano o strizzano i panni o tornano a casa col latte..., tutti colti con tanta immediatezza. Vedendoli, ben si potrebbe ripetere quello che disse Dante Alighieri allorchè, giunto nel Purgatorio, ammirava le figure scolpite sul marmo della prima cornice: "Non vide me (= meglio) di me chi vide il vero" (XII, 68). Non celebralismi, dunque, non astrattismi, ma neppure un verismo freddo e fotografico; anzi, i particolari vi sono appena accennati e le pennellate sono distese a tratti larghi e somari, tantochè non si crederebbe che riescano a dare l' impressione di tanta verità e precisione. Il colorito vi è |
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